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I Disturbi Specifici di Apprendimento - DSA

I Disturbi dell’Apprendimento (DSA) sono dei disturbi specifici che vengono diagnosticati tipicamente in età evolutiva e che si riferiscono a problematiche nella lettura, nella scrittura o nel calcolo.


Per definizione si può diagnosticare un disturbo dell’apprendimento soltanto quando il quoziente intellettivo (QI), misurato attraverso appositi test, è nella norma e le difficoltà non sono dovute a problematiche socio-culturali che hanno limitato la scolarizzazione o la possibilità di apprendere.


Proprio per questo motivo si parla di disturbi specifici. Essi infatti non sono dovuti né a una difficoltà intellettiva né a una mancanza di pratica.


I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) riconosciuti secondo le ultime Consensus Conference, e a cui si riferisce anche la Legge 170/2010, che per la prima volta ha stabilito delle norme relativamente ai DSA in ambito scolastico, sono 4: dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia (per gli approfondimenti clicca qui).


La legge e una serie di documenti molto importanti prodotti dalle comunità scientifiche nazionali (Consensus Conference, PAARC) incoraggiano il riconoscimento precoce di tali disturbi e hanno stabilito anche dei criteri molto precisi per la loro diagnosi.


Uno dei dibattiti più accesi tra genitori e insegnanti riguarda la percentuale di bambini con DSA che possiamo aspettarci nella popolazione. Secondo la ricerca scientifica questo numero oscilla tra il 3 e il 5%, di conseguenza in una classe di 25 alunni è molto probabile che almeno 1 bambino abbia questo tipo di problematica.


Negli ultimi anni questo numero sembra essere in continuo aumento e questi dati sono oggetto di polemiche, in quanto il fenomeno sembra essere recente e alcuni sostengono ancora, ad esempio, che “ai miei tempi non c’erano dislessici”.


Queste posizioni estreme tendono ad essere superate. Il fenomeno esiste e grazie ai progressi della ricerca scientifica è stato riconosciuto pienamente solo negli ultimi decenni.

Possiamo considerare questa come una grande conquista perché le difficoltà che incontrano a scuola i bambini con DSA sono notevoli, e in molti casi un tempo portavano all’abbandono scolastico. La situazione oggi è molto diversa e il diritto allo studio ora viene garantito per tutti i ragazzi con DSA, dalla primaria all’Università, rendendo possibili anche percorsi scolastici pienamente soddisfacenti, malgrado la fatica e le possibili difficoltà.


I DSA non sono tutti uguali, alcune situazioni possono essere molto gravi e molto evidenti, con ragazzini che, ad esempio, alla secondaria di primo grado hanno, malgrado tutti gli sforzi, una velocità di lettura pari a quella di un bambino di seconda primaria. In altri casi invece le difficoltà sono più sfumate. In altri casi ancora le difficoltà possono non essere l’espressione di un vero disturbo dell’apprendimento ma di una fragilità nella lettura, nella scrittura o nel calcolo.


Per questo motivo alla scuola viene affidato l’importante compito di osservare e segnalare precocemente le difficoltà ed eventualmente di intervenire con dei percorsi di potenziamento.

Alla scuola viene in aiuto il lavoro dei clinici cui spetta l’approfondimento diagnostico, molto importante per identificare difficoltà e punti di forza e per comprendere la natura del disturbo. A livello clinico sono inoltre possibili dei potenziamenti molto più mirati, che possono avere due importanti funzioni: contribuire a chiarire la natura delle difficoltà, nei casi più sfumati, e potenziare l’abilità carente.


I DSA sono caratteristiche stabili dell’individuo, si è dislessici come si può, ad esempio, essere mancini o destrimani.

Il potenziamento contribuisce a chiarire se la difficoltà che il bambino presenta sia o no un disturbo specifico. Infatti, in questo caso, la difficoltà si può compensare e ridurre, ma in una qualche misura permane sempre, anche dopo il potenziamento.

Un training di potenziamento può essere molto utile anche nei casi di difficoltà dubbie o leggere, in quanto contribuisce a far recuperare il bambino nei suoi punti deboli.

Nei casi, invece, in cui il disturbo sia conclamato, il potenziamento riesce a sfruttare i punti di forza e a migliorare gli aspetti carenti.


L’intervento psicologico inoltre agisce anche su molti altri fronti, in primis sugli aspetti motivazionali, strategici e sull’autostima che possono avere un impatto molto forte sul modo di affrontare le difficoltà e di conseguenza su tutto il percorso scolastico degli anni futuri.


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